L’asilo e WhatsApp
L’asilo è la prima vera esperienza di distacco mamma-figlio. Quando sono rimasta incinta di Bianca ho perso il lavoro e l’ho tenuta sempre a casa con me, per cui quando ha inziato l’asilo a circa due anni e mezzo, mi è sembrato davvero strano. Strano perché ho provato emozioni contrastanti, tristezza e senso di sollievo, voglia di piangere e di esultare gridando yuppiduuu.
In verità ero incinta di Luna e mi sentivo abbastanza uno schifo, per cui portando Bianca all’asilo perlomeno ero libera di soffrire e vomitare in libertà senza occuparmi di una nanetta in continuo movimento. Quando invece è andata anche Luna all’asilo, è stata festa grande, se avessi potuto saltellare e urlare fuori scuola senza essere presa per pazza lo avrei fatto. Molte mamme avevano gli occhi lucidi straziate dal distacco e dai pianti dei figli, invece io fuori mostravo un viso di circostanza, dentro gongolavo e ballavo la macarena. Per di più senza sensi di colpa.
Staccare quotidianamente dai propri figli è un toccasana, ti consente di riprenderti fisicamente e mentalmente dedicandoti anche ad altro che non siano loro. E quando li vai a riprendere a scuola ti sembrano perfino più teneri e carini, accolti da una mamma rilassata e sorridente.
Il problema vero è che quando inizia l’asilo e viene eletta la rappresentante di classe, sei quasi obbligata a fornirle il tuo numero di telefono col quale verrai inserita nel gruppo WhatsApp delle mamme. E’ l’inizio della fine, preparati! Sarà un continuo turbinio di messaggi a qualsiasi ora del giorno, buongiorno e buonasera corredati da fantastiche immagini scaricate da internet, emoticons a migliaia, polemiche, scambi di opinioni che finiscono in liti furibonde, riappacificazioni, critiche alle maestre (sempre moderate eh, qualcuna potrebbe spifferare), critiche al dirigente scolastico (ah queste smodate, spropositate, sconfinate). E poi richieste di soldi. Soldi per regali di compleanno, soldi per il regalo alle maestre a Natale Pasqua e fine anno…..e il mazzolino di fiori per la festa della donna non glielo facciamo?, soldi per materiale di cancelleria (perché la scuola pubblica non dà niente o quasi), per prodotti di igiene personale, per le gite, per materiale occorrente per i lavoretti di Natale e Pasqua, soldi per il regalo alla rappresentante (eh dai un pensiero non glielo facciamo?).
Se non lavorate andrete alla ricerca disperata di un lavoro solo per soddisfare le richieste di soldi della rappresentante, perché vostro marito vi guarderà in cagnesco ogni volta che elemosinerete qualcosa per la scuola. In certi giorni il ritmo dei messaggi su Whatsapp è talmente vertiginoso che per non correre il rischio di trovarvi a fine giornata con 1258 messaggi da leggere, dovrete fare tutto col telefono in mano. O fare come ho fatto io il primo anno, silenziare il gruppo e leggere a tempo perso ogni tanto, fregandosene. Col tempo però mi è risultato impossibile, prima o poi ti ritrovi invischiato e non riesci più a liberarti, anche perché non puoi tenere tuo figlio isolato dagli amici e dagli eventi, per cui sei costretta ad accompagnarlo alle feste dove inevitabilmente socializzerai, sarai protagonista tuo malgrado di foto, selfie di gruppo e condivisioni di massa.
E buonanotte al secchio, e alla tua voglia di privacy.
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